(A. C.) Autismo

Giugno 20, 2010 by
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PREMESSA

L’ autismo rappresenta una delle più gravi manifestazioni che colpiscono il bambino nella sua capacità comunicativa e relazionale col mondo esterno.

Tale tipologia di handicap ha suscitato un notevole interesse ed una serie di interpretazioni spesso contrastanti. Ancora oggi la natura dell’ autismo rimane controversa e di difficile classificazione  medica e psicologica.

Tuttavia tale disturbo rappresenta un grave impedimento della persona all’ integrazione ed alla socializzazione, poiché difficoltosi risultano gli interventi in campo riabilitativo.

ASPETTI IDENTIFICATIVI DEL DISTURBO

Non esiste un test a carattere medico che ci consenta di diagnosticare l’ autismo; si può solo genericamente classificare tale disturbo legato a difficoltà e menomazioni del soggetto a sviluppare abilità cognitive, capacità comunicativa e interazione sociale come tale.

L’ unica ricostruzione possibile al riguardo è quella dello sviluppo evolutivo del soggetto, poiché tale handicap e le sue manifestazioni fanno riscontrare aspetti differenti da individuo ad individuo.

Tuttavia una classificazione di cui si può tenere conto deve essere rispondente agli aspetti di tre aree ben definite:

  • Anomalie nelle relazioni sociali: si riscontra nella postura, nella gestualità e nell’ espressione del volto che appaiono come inadeguati; c’ è una mancanza di interesse a condividere attività o emozioni con i propri coetanei, nonché una difficoltà a comunicare col mondo esterno e a trasmettere i propri sentimenti nel gruppo.
  • Anomalie nella comunicazione: evidenzia un assenza di linguaggio ed una incapacità a farsi capire attraverso i gesti; diventa proibitivo sostenere una conversazione e anche quando emerge qualche parola essa è ripetitiva ed avulsa dal contesto comunicativo – relazionale.
  • Limitazioni e ripetizioni nel comportamento: si manifestano interessi stereotipati e c’è una certa routine nei rituali, nonché dei comportamenti motori e attentivi ripetitivi  come il battere le mani o focalizzare l’ attenzione verso gli oggetti o gli aspetti non funzionali rispetto all’ ambiente.

Secondo Gillberg si può fare una suddivisione del disturbo in quattro categorie: 1) autismo infantile, ossia la condizione clinica che evidenzia tutti i sintomi del disturbo; 2) condizioni quasi autistiche, dove non sono presenti tutti gli aspetti; 3) sindrome di Asperger, ovvero soggetti artistici ad “alto funzionamento”; 4) presenza di tratti autistici, ovvero non ci sono le caratteristiche per definire in pieno il problema.

IL SOGGETTO AUTISTICO

Nell’ evoluzione del soggetto l’ assenza di sviluppo sociale della persona sembra essere l’ aspetto più compromesso.

Addirittura l’ individuo affetto da tale problema appare come indifferente alla presenza di persone e questo avviene sia in relazione ai familiari sia con persone estranee; ragion per cui l’ attaccamento all’ altro è un aspetto carente. L’ assenza di capacità imitative comporta sia un deficit del linguaggio che una mancata  relativa associazione gestuale nei rapporti interpersonali ( ad esempio, non si riesce a indicare esistenza e caratteristiche di un oggetto etc..).

A ciò segue sia una ripetizione stereotipata di alcuni vocaboli sia una confusione fra i pronomi “io” e “tu”, nonché una inadeguatezza degli scopi comunicativi.

Infine lo sviluppo cognitivo del bambino artistico sembra evidenziare un notevole ritardo del Q.I: (quoziente intellettivo), anche se è difficile ancora stabilire la natura e la reale entità di tale ritardo, tuttavia è possibile attribuire a questo sviluppo cognitivo anomalo i deficit del soggetto nelle aree della socializzazione, della comunicazione e dell’ immaginazione.

Gli aspetti più caratteristici che si possono riscontrare nei primi cinque anni di vita dei bambini autistici sono i seguenti:

  • Fino a 6 mesi: il neonato appare troppo calmo o troppo nervoso, non allunga le braccia per essere preso, ci sono anomalie nello sguardo e nel sorriso, presenta disturbi nel sonno e nell’ alimentazione, nonché indifferenza al mondo sonoro o ipersensibilità per alcuni suoni.
  • 6 – 12 mesi: difficoltà nella postura, non guarda le persone e non vi sono movenze facciali, presta molta attenzione alle proprie mani e evidenzia difficoltà motorie.
  • 2 anni: ritardi nella locomozione, relazioni affettive e sociali povere, disinteresse dell’ ambiente circostante e indifferenza verso i giochi.
  • 3 anni: assenza o anomalia del linguaggio, relazioni interpersonali limitate, uso stereotipato degli oggetti e indifferenza verso i genitori.
  • 4– 5 anni: agitazione per i cambiamenti, ci sono limiti o assenza di linguaggio, monotonia dei gesti e comportamenti, carenza dell’ approccio relazionale ed affettivo.

Secondo le ipotesi di Bruner e Feldman i bambini autistici sono incapaci di aprirsi alle relazioni e di conseguenza mancano delle esperienze di conversazione tra bimbi che porta al confronto di giochi ed interessi tipici di quella età. Al riguardo, la conseguenza per i soggetti autistici è grave poiché non si acquisisce quel bagaglio relazionale di base e la convenzionale interazione che serve ad attribuire significati agli eventi della propria vita.

Tutto ciò sembrerebbe essere causato da un anomalo sviluppo modulare della mente, ma la questione neurologica resta aperta poiché è difficile stabilirne la causa precisa.

Ed in accordo con questa problematica c’è da sottolineare anche la mancanza di rapporti affettivi e relazionali dovuta al limitato accesso al “concetto di persona” che presenta il bambino artistico; traducibile in una difficoltà a concepire gli individui come portatori di esperienze soggettive e di orientamenti psicologici nei confronti del mondo. Da qui, l’ autismo infantile si pone come comportamento grave la cui caratteristica principale è l’incapacità ad entrare in relazione con le altre persone.

RIFLESSIONI ED INTERVENTI RIABILITATIVI

Fortunatamente buona parte dei soggetti autistici manifestano un’ intelligenza nei limiti della norma e conducono una vita normale, tant’è vero che alcuni di essi completano persino gli studi superiori.

Mentre per i casi più accentuati il discorso è diverso poiché vi sono delle difficoltà anche a prendersi cura di sé stessi. Infatti, persistono in età adulta le difficoltà relazionali e comunicative e per di più anche i rapporti sessuali di questi soggetti sono rari o inesistenti.

In generale si può dire che solo il 5% dei soggetti autistici appare autosufficiente; il 50% presenta invece difficoltà comunicative e comportamentali ed infine il 50 – 70% dei casi risulta difficilmente integrabile nel tessuto sociale.

Prendendo in considerazione il trattamento dell’ autismo è necessario precisare che non esistono qui terapie farmacologiche né di altro genere che rendano questo disturbo reversibile.

L’ unica possibile attuazione è legata alla professionalità del terapeuta che conoscendo le caratteristiche dell’ handicap avvia delle sedute col soggetto autistico molto intense e capaci di trasmettere fiducia.

Naturalmente, la collaborazione dei genitori diventa una componente  essenziale; ma non è detto che in tutti i casi il trattamento abbia successo.

Una delle tecniche riabilitative che sembra essere più o meno collaudata è quella della punizione o ricompensa legata al comportamento. Si cerca di premiare e far apparire come positivi quei comportamenti che hanno una funzione corretta, perché si ripetano con frequenza; mentre si puniscono quei comportamenti poco desiderabili, perché non abbiano seguito.

Fondamentale in questo discorso sarà l’ atteggiamento amichevole e paziente del terapeuta.

di Angelo Stumpo

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