(A. C.) Software didattico per disabili Ma che cosa si intende con ‘software didattico per disabili’? Quali caratteristiche ha o deve avere? Ha senso parlare di software ‘per’ i disabili? di Silvia Panzavolta

Cosa si intenda esattamente con il termine software didattico per disabili è terreno di discussione, così come quali caratteristiche abbia o debba avere per essere efficace. E non solo. La stessa locuzione ‘software PER’ sembra essere ormai inadeguata, a detta degli esperti. Certo, non è facile dare delle risposte a questi interrogativi e l’ampio spettro delle disabilità [World Health Organization, 2001] male si adatta ad affermazioni genericamente categoriche. Cerchiamo di fornire alcune linee guida considerando le diverse tipologie di disabilità.

I disabili motori e della vista

Per alcuni disabili, ad esempio per i disabili motori e i disabili della vista, il problema dell’accesso all’elaboratore è prioritario rispetto a quello della scelta del software [Payne e Sachs, 1994]; è utile, cioè, prima di tutto, definire quali periferiche particolari, quale hardware specializzato sia il più adatto per consentire l’uso del mezzo informatico a chi non è in grado di utilizzarlo nella configurazione standard. Una volta risolto il problema dell’accesso, quello della scelta del software da utilizzare perde, in una certa misura, la sua specificità e si inquadra in un discorso didattico più ampio; diventa, semplicemente, un problema di scelta di metodologie e strumenti didattici per raggiungere gli obiettivi istruzionali che ci si propongono: un bambino che ha difficoltà a scrivere manualmente, una volta messo in grado di utilizzare l’elaboratore potrà scrivere, prendere appunti, seguire normalmente le lezioni  e sarà in grado di usare gli stessi software educativi che utilizzano i compagni.

I disabili dell’udito

Diametralmente opposto il problema che si incontra, invece, con i sordi: in questo caso, può risultare, infatti, importante inserire nella programmazione didattica strumenti ad-hoc (tra cui software “speciali”), che vadano a colmare le particolari carenze legate al tipo di disabilità. Per l’insegnamento della lingua scritta a bambini sordi potrà, ad esempio, essere opportuno utilizzare programmi mirati che li guidino a superare le loro difficoltà specifiche nella strutturazione della frase, nell’apprendimento di quelle parti del discorso che non sono autonomamente portatrici di significato (particelle, congiunzioni, connettivi logici), in quanto il loro uso ed il loro valore semantico sono basati su particolari convenzioni linguistiche, desumibili quasi esclusivamente dall’uso della lingua orale. Potrà altresì essere significativo fare ricorso a prodotti specializzati basati su una comunicazione a doppio canale, che utilizzano, cioè, contestualmente, anche la lingua dei segni.

Ragazzi con difficoltà cognitive e di apprendimento (generiche)

Diverso ancora è il discorso che riguarda le difficoltà cognitive e di apprendimento; in questo caso, più che un discorso di diversificazione e specializzazione dei contenuti (sembra, generalmente avere più senso prevedere un adeguamento funzionale del prodotto alle effettive capacità e conoscenze e, soprattutto, all’età mentale e non cronologica dello studente) sembra opportuno puntare alla “scelta personalizzata” della strategia didattica in funzione di un migliore adattamento alle esigenze e attitudini di ogni singolo soggetto.
Per fare ancora un esempio, i classici programmi esercitativi (del tipo drill and practice) oggi sono sempre meno utilizzati nella didattica [Grigg  1995] in quanto sono visti e sentiti come troppo “direttivi” e risultano generalmente poco graditi agli alunni (mentre si tende a privilegiare l’uso di programmi basati su strategie didattiche più aperte, di esplorazione e scoperta attraverso le quali l’apprendimento avviene in maniera più “costruttiva“). Questi stessi programmi esercitativi possono, invece, giocare un ruolo chiave nei processi educativi di soggetti con difficoltà cognitive (o di apprendimento) in quanto la loro meccanicità e ripetitività viene spesso sentita come gratificante e consente di ottenere una maggiore applicazione e, in sintesi, risultati migliori.

Ragazzi con difficoltà di apprendimento (specifiche)

Diverso ancora è il caso delle difficoltà specifiche di apprendimento (ad esempio dislessia e disgrafia); in questo caso l’utilizzo del software didattico è da vedersi in una prospettiva propriamente riabilitativa e la scelta deve tenere conto di molteplici parametri, anche clinici, che spesso esulano da quelli più semplicemente educativi [Besio, Gibelli et al., 1991]. Il software adatto sarà comunque reperibile non soltanto fra i prodotti “speciali”, ma tra tutti i prodotti destinati all’Educazione Linguistica, operando, al loro interno, una scelta il più possibile coerente con gli obiettivi specifici che di volta in volta ci si propongono (lettura sequenziale, lettura rapida, riconoscimento di lettere ecc…) [Elkind e Cohen, 1993].

Dal ‘software PER’ al ‘software accessibile DA

In linea di massima sembra che non abbia senso parlare di software didattico “per” disabili ma più semplicemente di software didattico “accessibile e utilizzabile” da disabili. In effetti, al di là di alcune specificità veramente forti, per la maggioranza dei software educativi non è difficile ipotizzare l’uso da parte di bambini con abilità diverse.
Anche all’interno della BSD (Biblioteca del Software Didattico), in un’ottica di integrazione globale, abbiamo, da qualche tempo, abbandonato l’idea di software “per” disabili come un qualche cosa di diverso dal software educativo in generale e il nostro nuovo catalogo non distingue a priori il software didattico per disabili, ma fornisce solo alcune specificazioni nel caso che il software sia esplicitamente nato, o abbia delle precise indicazioni d’uso in questo senso. La nostra scelta vuole sottolineare un’opportunità offerta dalle nuove tecnologie: la possibilità di favorire l’integrazione del disabile attraverso l’utilizzo degli stessi strumenti di lavoro.

Oltre la scelta del software: il progetto didattico

Se si superano i limiti legati all’idea di software “speciale” per disabili, il campo entro cui scegliere i prodotti si allarga, ma può (anzi deve) essere circoscritto sulla base di tutti quegli aspetti prettamente didattici che devono sempre intervenire nella progettazione di interventi educativi, siano essi basati o meno sull’utilizzo di risorse informatiche [Kulik e Kulik, 1991].
L’idea di software “accessibile” anziché “speciale” lascia ancora aperta tutta la problematica relativa alla sua scelta; questa scelta deve, prima di tutto, essere coerente con gli obiettivi didattici che ci si propongono, (che a loro volta vanno inquadrati in un progetto didattico pensato e strutturato nella sua globalità, all’interno del quale il software è uno dei tanti strumenti formativi) e deve, tenere conto, contemporaneamente del tipo di difficoltà del singolo soggetto e del tipo di conoscenza/competenza che si vuole indurre.
Il software deve essere pensato come strumento duttile e versatile, ma “inefficace” se il suo uso non è conforme al progetto didattico.
Usare software educativo in un’ottica di integrazione scolastica significa in sostanza:

  • avere una consapevolezza di base della sua efficacia potenziale;
  • sapere che essa risiede principalmente in una scelta funzionale, effettuata sulla gamma più ampia possibile di prodotti e basata su di una reale corrispondenza con le carenze individuate (esigenze formativo/riabilitative) e gli obiettivi rieducativi che ci si propongono.

Dott.ssa Lucia Ferlino, Responsabile del Servizio Documentazione presso l’Istituto di Tecnologie Didattiche (ITD) – CNR, Genova

Editing a cura di Silvia Panzavolta, webzine Indire (s.panzavolta@indire.it)

L’immagine è tratta dall’archivio immagine DIA di Indire

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